
Usare i social network per lavoro si può? Certo che si, ma, come tutte le cose, va fatto usando un minimo di strategia.
Indice degli argomenti
Focus dell’articolo
Premetto due cose.
La prima: io non sono una social media manager, quindi in questo articolo non troverete come aumentare i followers in un batter d’occhio -tra parentesi, non credo esistano metodi miracolosi, perché a meno che non ci si rivolga al mercato nero, cosa assolutamente sconsigliata, si cresce sempre lentamente-.
La seconda cosa, e mi sembra doveroso dirlo, è che io ho uno strano rapporto con i social. Ci sono periodi in cui mi sento di condividere di più, altri in cui mi eclisso per lavorare solo sul blog, dietro le quinte.
Quindi oggi voglio semplicemente raccontarvi il mio punto di vista di blogger, magari confrontandomi con voi. Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti.
Partiamo da un concetto che nel mondo del blogging sembra essere assodato.
I social network sono fondamentali per almeno due motivi:
- aumentano la visibilità del blogger;
- contribuiscono alla diffusione dei contenuti.
Usare i social network per lavoro
Non so se vi capita la stessa cosa, ma, pur non essendo un’esperta in materia, mi imbatto abbastanza spesso in profili che mi fanno storcere il naso. Va bene la condivisione, ma cosa mai c’entra raccontare dell’ultima discussione avuta con il marito/fidanzato/vicino di casa?
Usare i social network a scopo lavorativo significa ricordarsi di gestire quella che è la propria immagine pubblica, perché i profili diventano dei veri e propri biglietti da visita della nostra persona. Significa che dobbiamo scegliere cosa pubblicare e come.
Partiamo dall’nizio.
Presentazione
Secondo me la presentazione è alla base di un buon profilo, a prescindere dal social che usiamo.
Se siamo on line per far conoscere il nostro lavoro, dobbiamo aver cura di inserire le informazioni appetibili per i nostri clienti.
Si comincia dai dati personali:
- nome e cognome -possibilmente senza nickname-;
- e-mail;
- link al blog/sito internet.
Il punto successivo è quello di condensare in poche righe ciò che sappiamo fare.
A dire la verità, odio questa cosa. Un po’ perché è difficile riassumere le capacità di qualcuno in 100/200 parole e poi perché non mi sono mai piaciute le etichette. Sono fuorvianti e spesso rasentano la superbia. Cioè, quando si è davvero pronti per definirsi blogger a tutti gli effetti, intendo in modo professionale?
Comunque, dato che la presenza sui social richiede questo, dobbiamo trovare le migliori definizioni possibili, creando una descrizione breve ma allo stesso tempo accattivante.
Ad esempio, nei vari profili, io ho mixato ciò che so fare riassumendolo in quattro punti:
- blogger
- writer -sono due concetti simili solo all’apparenza-
- hotel travel consultant
- insegnante privata
Ora ci sarebbe una lunga parentesi da aprire che magari approfondirò in un prossimo articolo. Comunque, quando scriviamo la presentazione, dobbiamo adattare le informazioni in base al tipo di social network che usiamo. Sul mio profilo Facebook potete leggere che sono sposata, cosa del tutto irrilevante e dunque inutile su Linkedin.
Quindi, indicare con cura le informazioni e differenziarle sono i primi due punti chiave per lavorare con i social network.
Contenuti
Decidere cosa pubblicare è un’altra questione fondamentale.
Se siamo sui social per lavoro, non importa a nessuno dell’ultimo paio di scarpe acquistate o della recente lite con il vicino. Al massimo può interessare all’altra vicina che si diverte a sbirciare il nostro profilo. Non interessano a nessuno nemmeno gattini, cuoricini e barzellette. Almeno non a livello lavorativo, questo è sempre il punto su cui concentrarsi.
Questo significa che per attrarre possibili clienti, dobbiamo rendere il nostro profilo il più professionale possibile.
Ora c’è un’altra distinzione da fare, che è l’obiezione principale di chi usa i social anche nel tempo libero. Spesso, un social come Facebook viene usato principalmente per relazionarsi con una cerchia di persone molto vicine. Significa che amici e parenti, molto probabilmente, non sono clienti e quindi non sono interessati ai nostri servizi.
Io mi ritrovo perfettamente in questo caso, quindi ho risolto così.
- Ho optato per una presentazione lavorativa professionale, descrivendo chiaramente di cosa mi occupo.
- Di volta in volta, cambio le impostazioni della privacy prima di pubblicare qualcosa. Quindi solo i miei contatti possono vedere tutti i contenuti, inclusi i tag delle foto di quando avevo 10 anni che ogni tanto spuntano qua e là, mentre chi si avventura sul mio profilo come semplice visitatore senza essere nella mia rete, ha accesso solo ad alcuni aspetti del mio lavoro – articoli del blog, foto dei viaggi, citazioni dei miei settori-.
Ecco i vantaggi di questa scelta:
- evito di mostrare post che non interessano ai potenziali clienti;
- tutto ciò che possono vedere rappresenta il meglio del mio lavoro o comunque ne è una parte fondamentale.
Il terzo vantaggio, che non è di certo trascurabile, riguarda i miei contatti. Mixando i contenuti, evito di annoiarli, perché come già detto loro non sono miei clienti, quindi non tutti sono interessati alle lingue, ai viaggi e alla scrittura.
Per raccontare al meglio la propria attività, ci sono le Pagine Facebook, molto diverse dal profilo personale. Anche se senza le inserzioni a pagamento sono sempre meno visibili, funzionano ancora molto bene. Quindi sono un ottimo supporto per il blog. A dispetto di quanto si dice, ci sono esempi di pagine che, oltre a vantare un grande seguito, possono contare su un livello molto alto di interazioni. Tanto per fare un esempio in tema di viaggi, vi suggerisco, se non siete già suoi followers, di dare un’occhiata alla pagina Fb del blog Mangia Vivi Viaggia di Gianluca Gotto.
A proposito, nel mio saggio sul travel blogging, pubblicato con la casa editrice Luoghi Interiori, troverete un capitolo dedicato alla gestione professionale dei social network in ambito travel, dove si analizzano le strategie utilizzate dai principali travel blogger del panorama italiano. Qui trovate qualche info più dettagliata: Miti e leggende sul Travel Blogging: chi è e come lavora un blogger di viaggi
Anche nella scelta dei contenuti, comunque, vale sempre la regola di differenziare in base al tipo di social. Ad esempio, secondo me non è molto efficace inserire nella bio di Instagram il link dell’ultimo articolo del blog. Almeno questa cosa nel mio caso non funziona, quindi dopo qualche prova ho deciso di evitarla.
Relazioni
Quel che dico ora vi sembrerà banale, ma non è affatto scontato. Bisogna sempre rispondere con educazione ai commenti, anche quando ci fanno arrabbiare.
Vi racconto una cosa che mi è accaduta un paio di mesi fa e mi ha fatto riflettere parecchio.
Tra i miei contatti Facebook c’èra una persona che è praticamente cresciuta con me. Vacanze in comune, compleanni festeggiati insieme, adolescenza trascorsa sempre in coppia. Praticamente eravamo un corpo e un’anima.
Questa persona, di origine straniera – tra un attimo capirete perché lo specifico- da tempo si è trasferita e vive all’estero. Lavora come attivista per i diritti dei neri, promuovendo l’integrazione e la cooperazione tra i popoli. Intento nobilissimo che appoggio pienamente, per carità. Peccato che questa persona abbia il vizio di spiattellare sui social fatti e persone facilmente riconoscibili. Non solo etichetta il paese in cui siamo cresciute dove io vivo tutt’ora come interamente razzista -cosa peraltro non vera- ma si lamenta degli amici che all’epoca la definivano “praticamente italiana”.
Io ho sempre preferito evitare discussioni inutili, però mi sono riconosciuta in pieno in quel commento. Quindi ho provato a spiegarle che il “praticamente italiana” detto dall’allora me tredicenne, stava a significare che, pur essendo in Italia da poco tempo, passava per un’autoctona grazie all’ottima conoscenza della lingua italiana che aveva raggiunto. Sottolineando come non sia giusto ne veritiero definire razzista un’intera comunità, che si è sempre distinta da quelle mele marce che purtroppo sono ovunque.
Ve la faccio breve. Dopo avermi pubblicamente insultata, mi ha bloccata senza darmi possibilità di risposta, nemmeno fossi una stalker, e cancellata dai suoi contatti. Ora, a parte che resto basita. Come fa una donna intelligente e con un altissimo livello di istruzione a cadere così in basso, usando un linguaggio violento ed offensivo nei miei confronti, devo ancora capirlo. A parte il mio dispiacere personale, però, verso una persona che consideravo amica e che stimavo molto, il punto è che ha fatto lei una pessima figura, non di certo io. Anche perché i commenti pubblici restano e saltano fuori quando meno ce lo aspettiamo.
Chiaramente avrei ancora voglia di dirgliene quattro, ma non riesco a non pensare alla sua mancanza di professionalità.
Questo per dire che mantenere la calma è la parola d’ordine, perché i social network sono la nostra vetrina, soprattutto se li usiamo a scopo lavorativo.
Inoltre, non dimentichiamoci che, condividendo le nostre idee, ci esponiamo in prima persona. Dobbiamo essere pronti al confronto, accettando anche le critiche, soprattutto se costruttive ed espresse in tono pacato.
Altrimenti, è inutile pensare di lavorare con i social network e costruire una carriera on line.