
Già, davvero possiamo parlare di guerra civile in Siria?
La domanda me la pongo in prima persona, ma la rivolgo anche a voi che mi leggete. Perché spesso, quando scrivo, ho più domande che certezze e oggi ancora di più.
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Cosa significa parlare della Siria oggi
Quando ho scelto di iniziare a trattare questo argomento, ero consapevole del rischio.
Primo, perché è sempre un punto delicato descrivere eventi tanto drammatici ancora in corso di svolgimento e poi non è facile dare una risposta a tutto. Perché, anche involontariamente, si rischia di raccontare le cose in modo superficiale, o peggio, di parte. In questo caso, dalla parte occidentale, ovvero facendomi influenzare dalla narrazione dei nostri media.
Il rischi di cui parlo, però, era non tanto di scontentare qualcuno -cosa inevitabile quando si prende una posizione, qualunque essa sia- quanto di urtare la sensibilità di chi da questi eventi è coinvolto in prima persona.
A quanto pare, è esattamente quello che è accaduto.
Siria, è davvero guerra civile? Cosa non è piaciuto del mio pensiero
Due cose mi sono state contestate.
- La prima è una narrazione tipicamente occidentale, dove mancherebbe una parte importante della verità.
- La seconda è l’espressione guerra civile riferita alla Siria.
Ma andiamo per ordine.
Per farvi capire meglio, andate a leggere l’articolo in questione e poi tornate qui. Vi lascio il link: Siria: i perché di una rivoluzione dimenticata
Ora che avete letto, voglio provare un attimo a spiegare il mio pensiero proprio a partire dai punti che ho elencato.
Narrazione occidentale
Le mie fonti
In parte credo sia normale essere influenzati dal sistema di informazione nel Paese in cui si vive.
Eppure, chi mi conosce personalmente, lo sa bene. Ho sempre cercato di andare oltre, in questo caso l’ho fatto attingendo anche a fonti straniere -per fonti intendo giornali, blog ed emittenti radiofoniche-.
Chiaramente, il mio limite è non parlare l’arabo. Ora, se io cerco di informarmi usando solo risorse in lingua inglese, molto probabilmente la mia opinione si plasmerà sulla base dei modelli di pensiero britannici e americani. Per evitare questo e cercare di essere il più oggettiva possibile, ho usato fonti in tutte le lingue che conosco, ma per l’appunto manca l’arabo.
Inoltre, ve ne accorgerete nei prossimi articoli sulla Siria che usciranno nelle settimane successive, mi sono attenuta a fonti certe, come:
- articoli già pubblicati, citando autore, nome della testata, data di pubblicazione e titolo di riferimento;
- saggistica di settore, anche qui con tutti i riferimenti del caso;
- dichiarazioni ufficiali di personalità di spicco in qualche modo legate al mondo arabo, facilmente reperibili e dunque verificabili da chiunque;
- fonti ufficiali dell’Unione Europea;
- dati confermati da associazioni di spicco come Unicef e Medici Senza Frontiere.
Cosa non ho mai detto
Detto ciò, io non ho mai asserito che le organizzazioni fondamentaliste come il Daesh -leggete Isis- e il Movimento di Liberazione Al-Nusra abbiano tra i fedelissimi esponenti del popolo siriano. Seppure qualcuno c’è, si tratta di numeri assolutamente marginali, comunque ho affermato esattamente il contrario, raccontando come tali organizzazioni abbiano massacrato civili innocenti che avevano la colpa di ribellarsi alla loro violenza.
Vi dirò di più.
Io ho persino preso una posizione molto impopolare, arrivando a ipotizzare una sorta di alleanza tra lo stesso Bashar Al-Assad e i gruppi fondamentalisti che lui stesso dichiara di combattere.
Guerra civile in Siria sì o no?
Passiamo adesso al secondo punto. Davvero è possibile parlare di guerra civile in Siria?
Perché la verità è che più di qualcuno si è profondamente risentito, dicendo senza mezzi termini che il mio pensiero è tipicamente occidentale e che al posto di guerra civile avrei dovuto usare la parola Rivoluzione. In realtà ho usato entrambe, ma anche qui andiamo per ordine.
Parlo e scrivo da europea
Il mio pensiero è troppo occidentale?
Può darsi, niente di più facile. Del resto sono occidentale per nascita, cultura e formazione. Il punto è che ho sempre avuto la voglia di scavare a fondo nelle cose, dunque sono la prima a mettermi in discussione.
Detto questo, perché parlo di guerra civile riferendomi alla Siria?
Per almeno due motivi.
Io scrivo in italiano, dunque il mio pubblico di riferimento è in primis italiano e, più in generale, appartiene a un modello di pensiero fondamentalmente europeo.
Se guardiamo alla storia europea, la Rivoluzione che conosciamo meglio è quella francese, ma da allora sono passati diversi secoli. Certo, c’è la Rivoluzione d’Ottobre in Russia più vicina a livello temporale, ma i francesi sono più simili -socialmente e culturalmente- all’Italia di quanto non sia la Russia, quindi fare un confronto con quest’ultima aprirebbe una diatriba in questo momento poco utile.
Come italiani, però, abbiamo spesso sentito parlare di guerra civile in tempi più recenti, basti pensare alla guerra civile spagnola agli inizi del ‘900. Dunque è un concetto che il lettore medio italiano sente più vicino -storicamente parlando- rispetto al termine Rivoluzione.
Guerra civile e Rivoluzione in Siria: i termini a confronto nella lingua italiana
Ma c’è un altro motivo per cui, riferendomi alla Siria, ho parlato di guerra civile e questo motivo passa per la lingua italiana, mescolandosi agli eventi storici.
Ripercorrendo quanto accaduto in Siria, possiamo affermare che tutto nasce con le proteste a Dara’a, proteste che poi si sono propagate in tutto il Paese. La Rivoluzione scoppia quando la società civile decide di ribellarsi al Governo repressivo di Bashar Al-Assad.
Analizziamo ora il significato della parola Rivoluzione nella lingua italiana secondo il vocabolario Treccani -il grassetto è il mio-:
Una Rivoluzione è un cambiamento radicale nell’ordinamento politico di uno Stato, che viene ottenuto in modo rapido[…] Si verifica quando un gruppo sociale o un’intera popolazione, non sentendosi rappresentati dalle istituzioni o ritenendosi vittime di ingiustizie […] decidono di rovesciare queste istituzioni e di stabilire un nuovo ordinamento
Tuttavia non cerco per forza la ragione, quindi per la massima trasparenza possibile, vediamo anche come continua la definizione -il grassetto è sempre il mio-:
In senso più ampio, si chiama Rivoluzione qualsiasi processo storico, anche non violento e protratto nel tempo, che determini un cambiamento radicale in una società
Ora vediamo un attimo la definizione di guerra civile:
Conflitto combattuto tra i cittadini di uno stesso Stato diviso in fazioni […]
Siria: Rivoluzione o guerra civile?
Concludendo, dal mio umilissimo punto di vista, le proteste a Dara’a hanno scatenato la Rivoluzione siriana, sulla base della quale si è poi innestata anche la guerra civile nel momento in cui il popolo siriano combatte contro i fedelissimi di Assad -sempre siriani- in quanto io parlo di nazionalità senza riferirmi all’etnia o alla religione.
Parallelamente alla guerra civile, permane e anzi diventa più forte la Rivoluzione, che esprime il desiderio di libertà e democrazia della maggior parte della società siriana.
Cosa vi invito a fare
Ora che ho chiarito meglio il mio pensiero, ci tengo a ribadire di non avere la verità assoluta in tasca. Per questo, se avete una storia da raccontare sulla Siria, o anche se volete semplicemente esprimere il vostro punto di vista su tutto questo, vi invito a contattarmi e sarò felice di darvi spazio sul mio blog.
Perché continuo a essere certa che il dialogo e il confronto siano le basi della conoscenza e del rispetto reciproco.