
Io non sono per le verità assolute, però è un dato di fatto: iniziare a lavorare in un piccolo hotel è la base per costruirsi una carriera solida nel campo dell’ospitalità alberghiera.
In questo articolo vorrei provare a spiegarvi perché.
Lo dico per esperienza personale. All’inizio, tutti puntano alle grandi catene, soprattutto nel settore luxury, magari sperando in un impiego prestigioso e in una paga di un certo livello.
Molti tendono un po’ a snobbare le piccole strutture, perché le considerano limitanti per fare carriera.
A parte che secondo me il prestigio lascia il tempo che trova, perché cosa si intende, poi, per prestigioso? Non è certo questo che permette di pagare il mutuo e tutto il resto, quindi forse è più una cosa legata al nostro ego perché ci piace essere ammirati. Ma non è questo il focus dell’articolo, quindi cercherò di restare in tema senza divagare troppo.
Il punto è che lavorare in una piccola struttura ricettiva ha indubbi vantaggi e non è affatto detto che lo stipendio sia inferiore rispetto a quello di una catena importante.
Bisogna puntare su un certo tipo di hotel, perché di piccole dimensioni non significa per forza una serie di caratteristiche negative.
Quindi non mi riferisco tanto alle strutture che oggi fioriscono in quasi ogni angolo delle nostre città, perché spesso in tanti si improvvisano albergatori o si ritrovano un hotel magari lasciato dalla famiglia, gestendolo quasi a caso senza avere le giuste competenze. Spesso in questi casi non c’è un vero progetto di gestione alla base e l’unico fine è la massimizzazione degli utili, tralasciando tutto il resto.
Con questo non voglio certo dire che massimizzare gli utili sia sbagliato, ma lo diventa quando, per ottenere questo, si sottopaga lo staff o si cambia uno stagista dopo l’altro.
In questi casi il problema principale è la mentalità e, purtroppo, c’è poco da fare, tranne che scappare a gambe levate per evitare di farsi sfruttare.
Però, a fronte di situazioni al limite della legalità, esistono schiere di piccole strutture che non hanno nulla da invidiare alle grandi catene in termini di qualità sia del servizio che del lavoro. Questa cosa secondo me è fondamentale, perché io non riuscirei a trascorrere tante ore della giornata dove l’aria è pesante e non si respira nemmeno un po’ di positività.
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I vantaggi di lavorare in un piccolo hotel
Se mi leggete, sapete già che io nasco principalmente proprio come receptionist d’hotel, ho iniziato le prime esperienze quando ancora studiavo alle superiori, quindi un’idea credo di essermela fatta. Ora vi spiego perché, se anche voi aspirate a lavorare in questo settore, dovreste partire proprio dalle piccole strutture ricettive.
Atmosfera familiare
Il primo punto che voglio elencare è l’atmosfera familiare che spesso si respira.
All’inizio può sembrare un dettaglio di poco conto, però vi assicuro che avere il sostegno dei colleghi fa la differenza, perché significa poter contare sull’aiuto di persone disponibili nel momento in cui si viene presi dai dubbi. Dubbi su cosa fare in una determinata situazione o su come portare a termine una procedura che non si è mai svolta prima.
Di solito, dove lo staff è ridotto ai minimi termini, è più facile entrare in confidenza e fare amicizia, ma non solo.
Formazione più eterogena
I piccoli hotel sono spesso più disponibili a prendere una persona con poca esperienza e a formarla da zero. Quindi non solo avrete maggiori possibilità di farvi strada nel mondo del lavoro.
C’è anche un’altra cosa da considerare.
A differenza delle grandi catene alberghiere, nelle piccole strutture ricettive spesso sono proprio i titolari a formare i neofiti.
Questo significa che avrete a disposizione una persona con un bagaglio di conoscenze variegato -perché gestire un hotel in toto è difficile e richiede tante competenze diverse- disposta ad insegnarvi tutto quello che sa.
Inconsciamente, vi trasmetterà molto ma molto di più rispetto a un addetto alla formazione del personale che, per forza di cose, si concentrerà su un programma prestabilito.
Prima di scartare un’esperienza lavorativa in un hotel di piccole dimensioni, pensateci, perché questa è un’occasione da cogliere al volo, di cui potrete fare tesoro al momento giusto.
Esperienza a tutto tondo
Il terzo punto riguarda le mansioni che andrete a svolgere.
Questa è una differenza fondamentale, forse la più importante, tra una struttura ricettiva con tante camere e un piccolo albergo.
Nelle grandi catene, infatti, o comunque nelle strutture medio-grandi, il lavoro è molto specializzato.
Se entrate come stagisti nel reparto accoglienza, vi limiterete a svolgere i classici compiti della reception: prendere le prenotazioni, inserirle nel sistema operativo, controllare i documenti degli ospiti all’arrivo e…poco più.
Il lavoro in una struttura ricettiva di piccole dimensioni invece è molto meno settoriale, perché significa che, almeno a grandi linee, tutti possono fare tutto.
Detta così sembra poco allettante, ma cimentarvi nei compiti più disparati vi regalerà un’esperienza davvero a 360°, dove imparerete tantissimo.
Ci tengo a sottolinearlo, con tantissimo, intendo tutto quello che c’è da sapere per gestire una struttura ricettiva sotto ogni punto di vista. Lo so, è faticoso e ve ne capiteranno di ogni genere. Spesso penserete chi ve l’ha fatto fare, ma vi garantisco che dopo qualche anno così, sarete pronti non solo per aspirare a qualcosa di più se lo vorrete, ma anche per gestire tranquillamente una struttura per conto vostro. Perché a quel punto non vi spaventerà niente, nemmeno gestire un allarme incendio con le camere al completo, ve lo dico per esperienza:-)
Cosa ho imparato lavorando in un hotel a due stelle

Visto che ho citato più volte la mia esperienza, voglio anche raccontarvela, in modo da rendere l’articolo più completo.
Come dicevo prima, io mi sono buttata in questo settore quando avevo poco più di 20 anni.
All’inizio ero una semplice stagista, solo dopo ho iniziato a lavorare prima come receptionist, poi come responsabile del reparto accoglienza.
Non voglio negare che, nel corso del tempo, ci sono stati tantissimi casi in cui l’unica cosa che mi offrivano era un lavoro in nero, complice una mentalità tutta italiana che bisognerebbe ricostruire da zero.
Però non posso nemmeno tralasciare il fatto di aver imparato tantissimo, soprattutto durante l’ultima esperienza, nell’hotel in cui sono rimasta oltre due anni.
In questo piccolo albergo ho imparato veramente di tutto e se ci ripenso, oggi non posso fare a meno di sorridere.
Ricordo benissimo il primo giorno di prova, quando senza capire nemmeno il perché, mi ritrovai a osservare il lavoro della cameriera ai piani.
Lo ammetto, ero annoiatissima perché io mi ero presentata come receptionist, e non capivo cosa mai centrasse il mio lavoro con le pulizie.
Solo dopo ho cominciato a capire la filosofia del mio capo, di cui vi cito le parole perché magari ce ne fossero in più, di albergatori così:
Se vuoi essere responsabile del lavoro di qualcuno devi partire dal gradino più basso e imparare tu stessa a svolgerlo perfettamente, quel lavoro.
In effetti, da quel momento è andata esattamente così. Lori, se mi leggi, grazie, perché ho imparato più cose da te che in 10 anni di scuola 🙂
Perché io non mi limitavo a rispondere alle e-mail o all’accoglienza dei clienti.
In realtà, nel giro di poco tempo, mi sono ritrovata in mano praticamente l’intera gestione. Decidevo io i prezzi e quante camere mettere in vendita sulle varie OTA. Gestivo la contabilità interna e l’hotel per me non aveva segreti, nemmeno fosse casa mia. Avevo l’ultima parola persino sulla scelta del personale.
Certo, tutto questo non è arrivato dal niente.
Ho passato ore a sistemare la lavanderia e interi turni a controllare migliaia di fatture, per non parlare dello studio dei prezzi.
Non vi dico quanti dubbi avevo, le prime volte, se accettare o meno un cliente che capitava senza prenotazione. Spesso non riuscivo a capire chi avevo davanti. Ci sono stati casi in cui, persone che sembravano tranquillissime, poi hanno creato più di qualche problema. Mentre con chi all’inizio ero diffidente si è creata una vera amicizia che dura tutt’oggi, anche se questa persona vive dall’altra parte del mondo, e mi chiama negli orari più strani perché sbaglia sempre il fuso orario.
In tutto questo abbiamo pure subito una brutta rapina, una di quelle più cruente negli ultimi anni nella capitale, tanto da finire sui giornali e su You Tube con un video che sembrava uscito da un film horror, poi rimosso, per fortuna – anche se ancora oggi non abbiamo mai capito chi postò quelle immagini on-line-.
Non lo nego, spesso mi chiedevo perché non cercare un lavoro meno impegnativo, uno di quelli dove fare le classiche otto ore per poi tornare a casa, insomma. O al massimo uno dove accogliere i clienti come una semplice receptionist. Fin quando ho capito che mi ero davvero affezionata a quel posto, tanto che lo sentivo anche un po’ mio.
La faticaccia ne è valsa la pena, perché oggi non solo posso dire di aver imparato tutto da zero, ma aiuto persino le strutture simili a quella di cui vi sto parlando. E mi tornano in mente ancora una volta le parole della mia responsabile, perché se vuoi gestire un lavoro, prima devi saperlo fare davvero.
Senza questa esperienza, forse non sarei la stessa persona che sono oggi e se io mi sono potuta permettere di inseguire la mia libertà, è anche grazie a chi mi ha insegnato tutto, perché mi ha regalato la possibilità di scegliere.
Perché, alla fine, io penso che sia proprio questo il nocciolo della questione. Lavorare in una struttura piccola e partire dal basso, significa investire su se stessi, non accontentarsi perché non si è trovato di meglio.
Certo, poi si deve cercare l’albergo giusto, dove i turni diventano un’opportunità e non uno sfruttamento legalizzato. Il punto è che, poi, quando ci sono le competenze, si può sempre scegliere di puntare più in alto, ma in questo caso di fondo c’è la volontà. Non certo il mito di voler lavorare in una grande catena perché sembra più allettante di un due stelle.