
Una delle cose più interessanti da visitare a Guadagnolo e dintorni è certamente il Santuario della Mentorella, di cui -come avevo promesso- vi parlo in questo articolo.
Se mi seguite, sapete già che è un luogo a pochi chilometri da casa mia. Per noi è un posto speciale perché Karol Wojtyla lo amava profondamente e lo visitò ben 7 volte.
Ora vi racconto tutto.
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Dove si trova la Mentorella
Il Santuario, il cui nome completo è della Madonna delle Grazie della Mentorella, si trova a ridosso dei comuni di Capranica e Guadagnolo, al centro dei Monti Prenestini.
Se non fosse per un cartello che ne indica la direzione, pochi saprebbero della sua esistenza perché è letteralmente nascosto dalla montagna, quindi non si vede dalla strada.
Forse anche per questo ha il pregio di conservare una grande sacralità, senza i mercatini di oggetti sacri che spesso in Italia violano i Santuari.
La prima cosa che si può notare all’arrivo, infatti, è proprio il grande silenzio che avvolge ogni cosa.
Questa è la strada da percorrere a piedi dal parcheggio fino all’entrata, dove tutto è immerso nel verde dei boschi:

Forse anche per questo San Giovanni Paolo 2° era molto affezionato al Santuario, tanto che amava ripetere spesso una frase che è scolpita nella memoria della gente di queste parti:
Questo luogo mi ha aiutato tanto a pregare.
Oggi, una statua di Karol Wojtyla accoglie i fedeli all’entrata del Santuario, raccontando una fede che resiste al passare del tempo.

Il legame del Santuario con la Polonia, però, non si esaurisce con la figura del papa polacco, ma ha origine negli anni ’60. Per capire meglio, torniamo indietro e ripercorriamo tutta la storia.
Storia e origini del Santuario della Mentorella
Partiamo dall’inizio, ovvero dalla conversione di Sant’Eustachio.
Non ci sono notizie certe su questo Santo. Secondo la tradizione cattolica era un soldato romano che si convertì al cristianesimo dopo aver avuto un’apparizione di Gesù Cristo. Inizialmente, a ricordo di questo evento, venne costruita una prima cappella nel punto esatto dell’apparizione, che oggi coincide con quello che è il campanile della Chiesa.
Un paio di secoli più tardi, Costantino 1°, l’imperatore romano convertito anche lui al cristianesimo, decise di far costruire il Santuario.
In seguito, per diversi secoli, la Mentorella fu custodita dai monaci benedettini, dunque apparteneva all’Abbazia di Subiaco, per poi subire un primo restauro dal padre gesuita Anastasio Kircher.
Durante il periodo dell’unità d’Italia, il Santuario della Mentorella divenne proprietà dello stato italiano e solo in seguito fu ricomprato dal Vaticano.
Poi, dopo un lungo periodo in cui – di nuovo- sembrava essere dimenticato, negli anni ’60 – e qui arriviamo ai giorni nostri- il cardinale polacco Wladyslaw Rubin si adoperò per la sua rinascita.
Inizia così il legame ininterrotto con la Polonia, che spiega la presenza dei numerosi nomi polacchi sulle lapidi del cimitero del Santuario.

Ora, la razionalità mi impone di precisare che non esistono fonti circa la nascita della Mentorella e che le uniche notizie certe si hanno a partire dalla giurisdizione benedettina. Però i Santuari si visitano per fede e la fede non ha bisogno di prove, quindi per me questa è storia vera – forse lo è anche per voi che mi leggete, perché dubito che un ateo troverebbe interessante un pellegrinaggio, ma se mi sbaglio fatemelo sapere- 🙂
Cosa vedere al Santuario della Mentorella
Adesso parliamo nello specifico di cosa vedere.
La Chiesa
Partiamo dall’interno della Chiesa, dove, a prima vista, tutto sembra molto semplice.

Se avete questa impressione, non posso darvi torto. Il pavimento in piastrelle consumato dal tempo e dai passi dei fedeli, le capriate in legno e le mura decorate solo in parte non sembrano avere granché da raccontare. Ma non lasciatevi ingannare da questa semplicità solo apparente, perché il Santuario della Mentorella nasconde dei veri tesori. Per trovarli bisogna concentrarsi sui dettagli.
Gli affreschi
Vere e proprie opere d’arte, gli affreschi della Chiesa ripercorrono la storia del Vangelo e quella di alcuni tra i Santi più famosi:
- il sogno di San Giuseppe con il messaggio dell’angelo circa il concepimento miracoloso di Gesù;
- la raffigurazione della Santa Vergine con Gesù Bambino;
- San Michele Arcangelo;
- Santa Maria Maddalena;
- San Benedetto da Norcia;
- San Casimiro -il patrono della Polonia-.
La Cappella di Sant’Eustachio
Questa cappella interna alla Chiesa è costruita all’interno della roccia e racconta, attraverso una serie di raffigurazioni, la conversione del Santo e il martirio, probabilmente voluto dall’imperatore Adriano.
La Statua della Madonna delle Grazie
Si trova nella navata centrale accanto all’altare maggiore. Per i fedeli, il suo valore sta in ciò che rappresenta e nella rosa d’argento che Benedetto 16° volle donare a Maria Santissima nel 2005, anno in cui anche lui si recò in visita al Santuario.
Uscendo dalla Chiesa, c’è la parte che secondo me è quella più emozionante di tutta la visita, un percorso che abbraccia tutto il Santuario e fa battere il cuore di chi crede.
La Scala Santa

Si comincia percorrendo la Scala Santa.
Secondo la tradizione cattolica, percorrendola con fede è possibile ottenere l’indulgenza parziale tutti i giorni e l’indulgenza plenaria il Venerdì Santo prima di Pasqua a condizione di:
- confessarsi;
- fare la Comunione;
- recitare il Padre Nostro, l’Ave Maria e una preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre.
Il campanile
Al termine della Scala Santa si arriva al campanile, dove Gesù apparve a Sant’Eustachio.
La grotta di San Benedetto

Scendendo attraverso una scalinata costruita tra le rocce, si incontra, infine, la grotta di San Benedetto da Norcia. Secondo la Chiesa, infatti, il Santo visse in questa grotta per tre anni prima di fondare l’Ordine dei Benedettini.
Questo piccolo varco tra le rocce oggi è meta di molti fedeli che vengono a rendere omaggio a San Benedetto per le grazie ricevute ed è perennemente illuminato dalla luce delle candele, che restano accese anche di notte.

Il Santuario della Mentorella è tra i più antichi del Lazio e uno dei più importanti del culto mariano. Un legame con Roma e la Polonia che unisce i Monti Prenestini in un cammino di fede attraverso l’Europa e che vi consiglio di venire a scoprire almeno una volta. Credetemi, ne vale davvero la pena.
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