
Oggi vi racconto la storia di Hamza Al-Katheb, il bambino martire, considerato il simbolo della Rivoluzione Siriana.
Nella drammaticità degli eventi in Siria, ci sono storie che fanno più male di altre, come quella di Hamza Al-Katheb, di cui, per la sua giovane età, ho trovato davvero difficile parlare. Però lo considero un dovere, perché questa, di storia, apre un profondo squarcio sulla nostra inconsapevolezza, gettandoci in un incubo dal quale è impossibile svegliarsi. Racconta una realtà d’inferno, incomprensibile e inaccettabile per qualsiasi essere umano dotato di una coscienza.
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La storia di Hamza Al-Katheb
Siamo nella Primavera del 2011, nei pressi di Dara’a, la città simbolo della Rivoluzione Siriana, in quanto da qua è partito tutto.
Hamza è un bambino alle soglie dell’adolescenza e, accompagnato dalla sua famiglia, inconsapevole della drammatica piega che avrebbero assunto le proteste, si reca a una manifestazione di dissenso contro Bashar Al-Assad. Come, probabilmente, avrebbero fatto migliaia di italiani, portandosi dietro i figli, nella percezione errata che il diritto a manifestare sia acquisito e, dunque, intoccabile.
Solo che poi accade qualcosa che non è concepibile, almeno per quelle menti aperte alla civiltà e alla vita come un valore sacro.
I fatti
Il 29 Aprile del 2011, nei pressi di Saida, durante la manifestazione, i servizi segreti siriani prendono il sopravvento e iniziano a sparare sui civili, armati unicamente di fiori e del telefono cellulare per riprendere gli eventi.
Nel caos, Hamza sparisce e viene arrestato assieme ad altri manifestanti. Il suo corpo viene riconsegnato alla famiglia solo un mese più tardi, il 25 Maggio.
Il cadavere è martoriato. Sono evidenti i segni della tortura: bruciature di sigarette, ossa rotte, fori di proiettile. I genitali sono mutilati. Ad Hamza è stato tagliato il pene.
Diffusione del video: le torture su Hamza Al-Katheb
Al-Jazeera diffonde un video per mostrare al mondo il martirio di questo bambino innocente.
Dopo averlo visto per intero, ho scelto di non mostrarlo su questo blog perché, come potrete immaginare, è di una brutalità estrema e guardarlo è un colpo al cuore. Se volete vederlo, lo trovate in rete, ma vi consiglio di non farlo in presenza di bambini o di persone sensibili.
A seguito della diffusione del video, il regime di Bashar Al-Assad prova a smentire.
Un articolo di Enrica Garzilli, pubblicato il 4 Giugno 2011 su Ilfattoquotidiano.net, riporta che:
I giornalisti stranieri non possono entrare in Siria ma secondo quelli locali e gli attivisti dei diritti umani non c’è alcun dubbio sull’autenticità del filmato su Hamza. Al-Dunia […] apertamente favorevole al regime, ha trasmesso un’intervista ad Akram Al-Shaar, medico legale del Tishreen Military Hospital di Damasco. Secondo Al-Shaar, i segni sul corpo di Hamza sono dovuti […] non alle torture subite.
La reazione americana alla morte di Hamza Al-Katheb
Il fatto assume una rilevanza internazionale, tanto che a parlarne è la stessa Hillary Clinton.
Qui trovate il video del suo intervento. Se capite l’inglese, vi consiglio davvero di ascoltarlo.
In sostanza, la Clinton afferma che
La morte di Hamza simboleggia per molti siriani il collasso totale di qualsiasi sforzo da parte del governo siriano di lavorare e ascoltare la propria gente.
Viene da chiedersi, allora, perché la Siria sia stata completamente abbandonata dal mondo, lasciando il popolo alla mercé di Bashar Al-Assad.
Testimonianze dalla Siria: i bambini e il muro della discordia
Concludo con l’estratto di una testimonianza di una donna italo-siriana, pubblicata su ospitipeacelink.it, utile a inquadrare meglio gli eventi di quelle settimane e a far comprendere perché si continua, ancora oggi, a combattere in Siria.
[…] Nella piccola città di Dara’a, a Sud della Siria, il 9 Marzo 2011 un gruppetto di […]ragazzini scrivono sui muri della propria scuola “Adesso tocca a te, Dottore” […] Bashar Al-Assad, infatti, ha una laurea in medicina. […] I bambini vengono arrestati, maltrattati e torturati […] Il capo della polizia segreta, un cugino del presidente Assad rifiuta di liberarli. Fu proprio per loro […] che il 15 Marzo 2011, centinaia di uomini e donne […] scendono nelle strade di Dara’a, chiedendo la loro liberazione. Dara’a viene subito assediata, attaccata dai carri armati e elicotteri, privata per lunghe settimane di elettricità ed acqua, isolata dal resto della Siria […] Il regime di Assad accusa i manifestanti di essere terroristi, ma […] l’unica arma nelle loro mani erano i cellulari […] Le proteste si espandono in tutta la Siria, e con loro i bombardamenti, i massacri, le distruzione e la morte […] Hamza Al-Katheb, considerato simbolo e martire […] ucciso dopo essere stato torturato nella maniera terribile nelle prigioni del regime siriano. Ma Hamza non è l’unica vittima, il regime di morte non si ferma. […] In molti credono che in Siria l’esercito combatta i […] terroristi […] In Siria non si combatte una guerra in nome della religione, in Siria si combatte un dittatore che non vuole lasciare il Paese […] Nel mio Paese si combattono dei mercenari pagati dal dittatore […] si combatte un dittatore sanguinario che da moltissimi anni ha portato la Siria alla povertà e alla morte […]
Oggi, Hamza Al-Katheb, è diventato il simbolo della Rivoluzione Siriana e di tutti quelli che sperano nella giustizia e nella democrazia per Damasco e la sua gente.