Articolo aggiornato il 22 Giugno 2021

Il cimitero americano di Nettuno racconta uno spaccato importante della seconda guerra mondiale.
Probabilmente, leggendo il titolo, qualcuno resterà perplesso. Da quando un cimitero compare nella lista dei luoghi da visitare all’interno di un blog di viaggi? Soprattutto, perché mai portare dei bambini in un luogo simile?
Eppure, se continuate a leggere, scoprirete perché, almeno secondo il mio punto di vista, si tratta di un’esperienza importante.
Nettuno è una città sul mare, perfetta per trascorrere le vacanze estive e ricca di spunti interessanti per una gita fuori porta. Ma per questa volta lasciamo da parte le attività vacanziere e scopriamo qualcosa di più dal punto di vista storico.
Nettuno si trova sulla costa laziale, a pochi chilometri da Anzio, luogo famoso per lo sbarco americano proprio durante il secondo conflitto mondiale. Ecco il perché della presenza di un cimitero americano, che per me incarna alla perfezione la follia umana, nella città vicina.
Il cimitero americano di Nettuno, un pezzo d’America nel cuore d’Italia

La prima cosa che colpisce di questo luogo è il silenzio. Pur trovandosi nel centro di Nettuno, non appena si oltrepassano i cancelli di entrata, si respira un’atmosfera senza tempo.
L’assenza di rumori e l’estendersi ordinato delle tombe fanno pensare di trovarsi all’interno di una bolla di sapone.
L’impressione sarà quella di essere in una specie di film americano. Poi la sorpresa lascerà spazio alle domande. I vostri bambini vorranno sapere perché ci sono tante tombe americane proprio a Nettuno e sarà un’ occasione per raccontare loro gli eventi fondamentali della seconda guerra mondiale. So che si tratta di un argomento molto forte, ma, con l’ignoranza che dilaga in questi tempi, una visita di questo tipo può essere davvero istruttiva.
Una volta oltrepassati i numerosi gruppi di tombe, si arriva a una grande costruzione in marmo molto imponente. Al centro spicca una sala aperta ai lati. In questo luogo è possibile fermarsi a guardare le cartine geografiche dell’Italia, rappresentate in base ai movimenti delle truppe americane ai tempi del conflitto.

Il tutto è circondato da aiuole fiorite e giardini curati meticolosamente. Per un istante sembra quasi di trovarsi in un parco. Ogni elemento è molto geometrico, dall’erba dei prati tagliati al centimetro fino al centro visitatori, un edificio dall’aspetto severo e squadrato.
Al suo interno c’è una stanza che ricorda molto i classici salotti americani.

Non si tratta di un caso. Questa sala, infatti, fino a qualche anno fa, veniva utilizzata dai parenti dei soldati sepolti al cimitero che arrivavano dagli Stati Uniti per pregare sulle tombe. Una sorta di cappella dove ritirarsi a riflettere, insomma, ma realizzata appositamente per accogliere i visitatori in un ambiente il più possibile familiare.
Il cimitero americano di Nettuno: perché visitarlo con i bambini
Chiaramente non si tratta di un’attrazione ludica, ma di una passeggiata che va fatta con un altro spirito. A partire dai 9-10 anni di età, quando nelle scuole elementari si studia la storia delle due guerre mondiali.
Il cimitero americano di Nettuno racconta la crudeltà della guerra e la stupidità dell’uomo. Visitare fisicamente un luogo ha un impatto molto più grande delle date riportate sui libri.
Io sono sempre stata particolarmente interessata alla storia di questo periodo. Il merito è soprattutto di mia nonna Francesca, che all’epoca della seconda guerra mondiale era una bimbetta di pochi anni.
Le sere d’inverno amava sedersi accanto a me davanti al fuoco del camino e ripercorrere il periodo della sua infanzia.
Io non finivo mai di farle domande sulla guerra e ricordo bene i suoi racconti in cui mi parlava della paura e della povertà di allora, ma anche di tutte le speranze per il futuro.
Una cosa, tuttavia, mi è rimasta ben impressa nella mente. Negli anni, mia nonna non è mai riuscita a superare un certo timore nei confronti del popolo tedesco. Nonostante fosse cosciente che non tutte le persone si comportarono allo stesso modo, lei non ha mai dimenticato il suono delle sirene che annunciavano i bombardamenti e nemmeno il freddo delle notti trascorse nella grotta accanto alla sua casa, circondata da vicini e familiari.
Questo, nel corso del tempo, mi ha fatto riflettere tantissimo perché mi ha permesso di comprendere che non c’è medicina contro i traumi della violenza. Magari con il tempo i ricordi si affievoliscono, eppure certe esperienze ti segnano nel profondo, accompagnandoti per tutta la vita.
Oggi ho 33 anni e ho avuto la fortuna di poter ascoltare le testimonianze dirette di chi ha vissuto in prima persona quei drammatici eventi. Però gli anni passano e i testimoni oculari diventano sempre più rari. Presto, non ci saranno più.
Ecco perché consiglio di visitare il cimitero americano di Nettuno con i bambini. Trovare del tempo per farlo ed essere preparati a rispondere alle loro domande diventa fondamentale. Noi abbiamo il dovere di ricordare e trasmettere la nostra testimonianza a chi viene dopo di noi, in modo da non ripetere gli errori del passato. Proprio per questo, mi piace paragonare noi adulti agli artigiani che forgiano i metalli. Abbiamo la grande responsabilità di forgiare le generazioni future. Questo compito così importante è tutto nelle nostre mani e noi non dovremmo dimenticarlo mai.