
Una delle cose più interessanti da visitare in Transilvania è il Bran Village Museum.
Come suggerisce il nome, si trova nella cittadina di Bran, famosa per quello che è conosciuto come il castello di Dracula – alla fine del post troverete il link al mio articolo con tante curiosità e informazioni pratiche per visitarlo-.
Questo museo si trova a poca distanza dal castello ed è circondato dalle campagne e dai mercatini tipici di Bran, dove si possono acquistare dell’ottimo miele, grappe, formaggi e marmellate – provare per credere!-. Insomma, è un luogo dall’atmosfera davvero bucolica che vale la pena visitare. Noi lo abbiamo scoperto per caso proprio in occasione della nostra prima visita al castello e devo dire che si è rivelato una piacevole scoperta.
Se mi seguite, sapete che io non amo troppo i musei. Fatta eccezione per alcuni, come il Museo Egizio di Torino, preferisco immergermi in luoghi più vivaci. Il Bran Village Museum è un’altra di queste eccezioni, forse perché non si può definire un museo nel vero senso della parola.
Più che un museo, infatti, è un monumento a cielo aperto, un antico villaggio perfettamente conservato, che permette di avvicinarsi alla vita tradizionale nelle campagne della Romania. A partire dalle abitazioni tipiche fino ai lavori svolti dai contadini.
Vi racconto tutto nei prossimi paragrafi.
Indice degli argomenti
Com’è fatto il Bran Village Museum
Per farvi capire meglio di cosa si tratta, ho scelto di dedicare un paragrafo per ogni ambiente della casa.
Iniziamo.
Le case tradizionali in Romania
Lo stile che accomuna tutte le abitazioni è la prima cosa che si nota entrando nel villaggio.
I materiali da costruzione più utilizzati sono il legno e la pietra.
Da queste parti fa molto freddo e in inverno nevica spesso. I tetti quindi sono molto spioventi, in modo da evitare l’accumulo di troppo peso che potrebbe danneggiare la struttura.
Le case, inoltre, hanno tutte graziosi porticati, dove le famiglie si riunivano durante le sere d’estate.

Questa caratteristica è diffusa anche oggi in molte case della Romania, soprattutto in campagna, che qui è ancora sconfinata.
La casa tipica romena si componeva di 2 ambienti:
- la cucina -che veniva usata anche come salotto e sala da pranzo-;
- la zona notte, con due o più stanze da letto.
La cucina
Avere un salotto in casa non era alla portata di tutti, certamente non dei contadini. Nelle loro case si viveva a stretto contatto e le stesse stanze venivano utilizzate nei diversi momenti della giornata.
Questa cucina, ad esempio, è un ambiente unico, un po’ come i moderni open space che oggi vanno tanto di moda.

Chiaramente una volta il gas non arrivava nelle abitazioni, quindi si cucinava sul camino o sulla stufa, che serviva anche per riscaldare tutta la casa.
Pentole, bicchieri, piatti e posate trovavano il loro posto nell’unico mobile della cucina, con un tavolo al centro e uno o due divani, tradizionalmente riservati agli ospiti e agli anziani della famiglia.
I bambini giocavano sul pavimento, mentre dalle travi del soffitto pendevano le pellicce appena conciate, dalle quali si ricavavano i tappeti e le coperte.
Solo le famiglie più ricche avevano anche una stanza usata esclusivamente come salotto, in cui accoglievano gli ospiti e trascorrevano il tempo nelle giornate di festa.

Pellicce e coperte in lana, ricamate a mano, erano gli oggetti ornamentali più diffusi, tanto che spesso si appendevano alle pareti non solo per trattenere il calore delle camere, ma anche per creare un’atmosfera più accogliente.
Io sono rimasta davvero incantata nell’osservare i dettagli dei ricami. Ecco un particolare:

Per me che a malapena riesco a riattaccare un bottone, sono delle vere e proprie opere d’arte. Non so dire perché, ma a primo impatto mi hanno ricordato La Casa nella Prateria, dove tutto era fatto a mano e nulla andava sprecato.
La camera da letto
L’ultimo ambiente della casa era la stanza da letto. Si trattava della parte della casa più semplice, perché veniva usata solo per dormire, quindi non c’era bisogno di troppi fronzoli.
Di solito c’era una semplice panca di legno dove piegare gli abiti indossati durante il giorno, una cassettiera per conservare il corredo e il letto coperto di pellicce.

Il contenitore di vimini che pende dal soffitto è una culla. In questo modo, la mamma poteva tranquillizzare il suo bambino durante la notte senza alzarsi dal letto.
Culle di questo genere si usavano i primi 3/4 mesi di vita dei piccoli. In Romania, soprattutto in campagna, fino all’anno e mezzo di vita, i bimbi dormivano nel letto con i genitori, per poi passare accanto ai fratellini maggiori.
Fino a qualche anno fa, le famiglie erano molto numerose e questo prendersi cura dei più piccoli contribuiva a far crescere il legame familiare e responsabilizzava i fratelli grandi, che aiutavano attivamente in casa.
Stalle, mulini, laboratori

Come vi dicevo all’inizio, il Villaggio Museo di Bran racconta la vita tradizionale in Romania, vita rimasta praticamente immutata fino a qualche anno fa.
Accanto alle abitazioni, quindi, non potevano mancare gli ambienti che servivano al lavoro. Durante il percorso si possono osservare il laboratorio tessile, la bottega del fabbro, le stalle e il mulino.

Questi ambienti venivano usati un po’ da tutti gli abitanti del villaggio ed era un’occasione importante non solo per condividere le risorse, ma anche per insegnare ai ragazzi i trucchi dei vari mestieri, quando le conoscenze venivano ancora trasmesse da padre in figlio.
La vita sociale nel villaggio
Proprio accanto al laboratorio tessile si trova una specie di caffetteria, che in realtà è una piccola struttura in legno porticato.
Oggi una bandiera romena sventola orgogliosa davanti all’entrata. Una volta, invece, qui ci si riuniva nel pomeriggio dopo il lavoro per parlare del più e del meno, mentre si beveva una birra o un bicchiere di grappa.

Perché visitare il Bran Village Museum
Il biglietto di entrata al Villaggio ha un costo puramente simbolico: 10 lei, circa 1,00 euro a persona.
Visitare il Bran Village Museum significa avvicinarsi al lato più vero della Romania, quello della tradizione. Vuol dire osservare da vicino uno stile di vita legato alla terra, al lavoro nei campi e ai valori di comunità, che sempre più spesso, oggi, rischiano di essere dimenticati per sempre.
Per me è stata una visita emozionante anche per un altro motivo. Noi siamo di parte, ma non riesco a dimenticare gli occhi lucidi di nostalgia del marito, che, prendendomi per mano, diceva: ” Mi ricorda tanto il luogo dove sono cresciuto, prima di arrivare in Italia”.
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