Articolo aggiornato il 20 Novembre 2020

Oggi mi trovo a scrivere questo post che non avevo affatto programmato e che sembra una pagina di diario. Forse perché, ancora una volta, mi rendo conto di quanta paura abbiamo di essere giudicati dagli altri.
Magari non ci facciamo subito caso, però spesso questo timore ci rende inconsciamente insicuri, arrivando a farci dubitare di noi stessi.
Oggi sembra diventato molto semplice esprimere giudizi gratuiti sulla vita degli altri, una cosa che trovo molto arrogante e anche profondamente sbagliata.
Spesso, chi giudica lo fa per superficialità, senza pensare che dietro le scelte di ognuno di noi possano esserci decisioni sofferte.
Io ci sono passata in questi ultimi anni, quando gli eventi accaduti nella mia vita mi hanno costretta a reiventarmi sotto il profilo economico e lavorativo.
Fino a qualche tempo fa non accettavo i giudizi degli altri sotto questo punto di vista e ogni volta ci restavo male. Mi sembrava di avercela con il mondo intero, perché doveva capitare proprio alla mia famiglia di perdere il lavoro?
Oltre alla sicurezza economica, questo aveva comportato un addio al master e alla carriera di giornalismo che tanto sognavo. Per non parlare poi dei viaggi e di tutti i progetti per il futuro.
Poi però qualcosa è cambiato. Mentre ci tiravamo su, sacrificio dopo sacrificio, ho ri-cominciato a vedere il lato positivo della vita e a considerare la situazione come un’opportunità. Una sfida per dimostrare a me stessa e agli altri il mio valore. Da qui iniziai a prendere consapevolezza che in nessun modo dobbiamo farci condizionare dalla paura di essere giudicati.
Certo, è più facile a dirsi che a farsi, però io sono riuscita a uscire da questa spirale negativa e ad affrontare critiche e parole pronunciate con troppa leggerezza.
Indice degli argomenti
Liberarsi dalla paura del giudizio degli altri: perché veniamo giudicati?
Quasi sempre, chi ci giudica con tanta facilità è perché magari non si è trovato a dover affrontare le nostre stesse difficoltà. E allora giudicare diventa semplice, tanto non si pensa mai che la vita potrebbe presentare il conto e ribaltare completamente la situazione.
Come ho superato la paura di essere giudicata
Se avete letto la mia storia, che potete trovare qui: Michela Milani chi?, sapete che nel giro di un paio d’anni ho aperto una piccola attività di famiglia e ho iniziato a gestire questo blog. Io i giudizi più pesanti li ho ricevuti proprio riguardo le mie scelte lavorative.
Il negozio
Mi è capitato diverse volte. Essere squadrata dall’alto in basso perché io, laureata -cito le parole testuali- “taglio la mortadella tutto il giorno” nel negozio di famiglia.
All’inizio mi ribolliva il sangue, poi però ho iniziato a riflettere. Vendendo generi alimentari fornisco un servizio di prima necessità e sto facendo un lavoro più che dignitoso. Le attività commerciali danno vita ai quartieri e ai piccoli paesi, senza di loro ci sarebbero soltanto strade buie e prive di qualsiasi servizio di base. Ecco, ai tanti che filosofeggiano sull’umiltà di questo lavoro, vorrei chiede cosa mangerebbero se non ci fosse il commerciante di turno ad affettargli la mortadella.
Tutto questo mi ha aperto gli occhi e ho capito che nella società occidentale si viene giudicati in base al proprio lavoro. Come se un avvocato valesse più di un operaio. Da qui a comprendere l’inutilità di queste etichette il passo è stato breve. Tutti noi siamo importanti in quanto persone e non è il lavoro che si svolge a determinare il nostro valore. Il lavoro è un mezzo di sostentamento per vivere dignitosamente ma non ci qualifica per quello che siamo. Se poi uno ha la fortuna o la costanza per riuscire a svolgere il lavoro dei sui sogni allora tanto meglio, ma noi non siamo il nostro lavoro.
Inoltre, io non taglio mortadella tutto il giorno perché non ho trovato di meglio da fare. La mia è stata una scelta della quale, tra l’altro, vado pure fiera. Ho scelto di metterci la faccia, di giocarmi tutto in prima persona in un’attività piccola, ma che ogni anno cresce sempre un po’ di più. E sono orgogliosa di tutto questo. Sapete perché?
Perché quando, in famiglia, ti trovi a non avere più un reddito, sarebbe molto più semplice compiangersi e lamentarsi pensando a tutte le cose che non puoi più fare. Noi invece ci siamo rimboccati le maniche, senza chiedere aiuto a nessuno. E poi?
Poi, testa bassa e lavorare, sette giorni su sette, senza alcuna garanzia di riuscire. Stavamo investendo tutti i nostri risparmi in un progetto che non sapevamo se avrebbe funzionato, mi ricordo ancora le notti insonni. Da quel momento sono passati 4 anni -5 nel momento in cui sto aggiornando questo articolo-.
Pensate che sia stato facile? No, caspita. Facile non lo è mai stato e, forse, non lo sarà mai. Consideriamo pure le condizioni economiche difficili di questi tempi. Ah, dimenticavo. Aggiungo un dettaglio, tanto per rendere l’idea. Nel raggio di un paio di chilometri al massimo, noi abbiamo una Crai, una Conad, una Lidl e un Eurospin; il mio negozio misura 30 metri quadrati. Eppure, nonostante tutto, mi rendo conto che, un po’ per volta, ce la stiamo facendo. Dopo 4 anni siamo riusciti a concederci le ferie e io un viaggio come non ne facevo da tanto tempo.
Io, laureata, sono fiera di tagliare la mortadella tutto il giorno. Le mie unghie sono cortissime e le mie mani portano i segni del mio lavoro. E vado fiera pure di questo.

Il blog
Ora veniamo al blog, altro punto in cui i giudizi non sono certo mancati.
Da tempo pensavo e sognavo di aprire un blog di viaggi. Prima di potermelo permettere, ho dovuto aspettare. Non mi vergogno di dire che i soldi per comprare un computer ho dovuto metterli da parte. Nel frattempo ho continuato a lavorare e mi sono sposata, coronando il mio sogno di formare una nuova famiglia con un uomo meraviglioso.
Il blog è la mia vetrina personale, un angolo dove mostro tutte le mie competenze e le mie capacità di scrittura, con tutta l’intenzione di farne il mio lavoro. A distanza di un anno e mezzo cominciano ad arrivare i primi risultati concreti.
Per questo motivo, quando mi chiedono se voglio diventare la Chiara Ferragni di Cave, mi viene un po’ da sorridere.
Nella maggior parte dei casi queste persone non conoscono nemmeno la differenza tra un blog e un social network. Non immaginano neppure lontanamente la costanza e l’impegno che servono per coltivare un blog e farne qualcosa di speciale.
Continuo a sorridere in silenzio, macinando articoli e investendo tempo e denaro tutti i giorni nella mia formazione. Sono fiera pure di questo.

Come smettere di farsi condizionare dai giudizi degli altri
Ho scelto di raccontare queste cose perché da quando ho iniziato a ragionare così sono diventata più forte, lasciando da parte tutte le insicurezze degli ultimi anni.
Se io fossi stata una persona debole, incapace di liberarmi dal giudizio degli altri, sarei vissuta chiusa nelle mie difficoltà isolandomi da tutti.
Ricordo ancora chi diceva, quattro anni fa, riferendosi al negozio, che noi avremmo chiuso dopo una settimana. Già, perché allora non ero nemmeno capace di tagliarla, la mortadella. Invece penso che, quando si fa del proprio meglio per realizzare qualcosa, prima o poi i risultati arrivano.
Ora, non sto dicendo di non accettare un consiglio o una critica intelligente. Nessuno di noi è perfetto, tanto meno io. Le critiche, quando sono costruttive, possono solo fare bene. Quello che non dobbiamo assolutamente fare, è farci condizionare eccessivamente dai giudizi degli altri, come se questi “altri” avessero tra le mani la verità assoluta.
E allora questo post vuole essere un invito con il cuore a non mollare mai. Lottate, sudate per raggiungere i vostri obiettivi. La notte, quando nessuno vi vede, disperatevi pure. Al mattino però, indossate il vostro sorriso più bello, stringete i denti e continuate per la vostra strada. Questo è il solo modo che io conosca per liberarsi dalla paura di essere giudicati. Non siamo obbligati a compiacere gli altri e nemmeno possiamo piacere a tutti.
Andate avanti, anche quando vi diranno che non ce la farete e che non è la strada giusta per voi. Non mollate, se credete in quello che state facendo. Perché se non sarete voi i primi a crederci, il vostro sogno non ha speranze di realizzarsi. E se anche le cose non dovessero andare come sperate, almeno potrete dire di averci provato. Perché non esiste nulla di peggiore al mondo che chiedersi “Chissà come sarebbe andata se ci avessi provato”.